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Il dramma dei bambini soldato

In occasione della Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, il 12 febbraio scorso, l’UNICEF e il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti armati hanno dichiarato che i bambini sono sempre a rischio di reclutamento e di utilizzo da parte di gruppi armati, poiché i conflitti in tutto il mondo diventano sempre più brutali, intensi e diffusi.
“Mentre i governi hanno fatto progressi a riconoscere che i bambini non devono essere parte degli eserciti, il reclutamento dei bambini soldato rappresenta ancora un problema enorme”, ha dichiarato Leila Zerrougui, Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini nei conflitti armati.
“Su 59 parti in conflitto individuate dal Segretario Generale per gravi violazioni contro i bambini, 57 sono state richiamate perché stanno reclutando e utilizzando bambini soldato”. L’Unicef e l’Ufficio del Rappresentante speciale lanciano un appello per un intervento urgente per porre fine alle gravi violazioni contro i bambini.
Le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale.
“Il rilascio di tutti i bambini da parte dei gruppi armati deve avvenire senza ulteriori ritardi. Non possiamo aspettare la pace per aiutare i bambini intrappolati nel mezzo delle guerre”, ha detto il Vicedirettore generale dell’Unicef Yoka Brandt.
“È assolutamente necessario per il futuro dei bambini Investire in interventi per tenerli lontani dalle linee del fronte, anche attraverso il sostegno economico e all’istruzione”.

Decine di migliaia di ragazzi e ragazze sono associati alle forze e ai gruppi armati in conflitto in oltre 20 paesi nel mondo. Molti sono stati vittime, o testimoni o sono stati costretti a partecipare in atti di indicibile brutalità.
In Afghanistan, nonostante i progressi compiuti per porre fine al reclutamento e all’impiego di bambini nelle forze nazionali di sicurezza i, i bambini continuano ad essere reclutati dalle parti in conflitto, quali la Haqqani Network e i talebani. Nei casi più estremi, i bambini sono stati usati come attentatori suicidi, per la fabbricazione di armi e per il trasporto di esplosivi.
Nella Repubblica Centrafricana ragazzi e ragazze di appena otto anni sono stati reclutati e utilizzati da tutte le parti coinvolte nel conflitto per prendere parte direttamente alle violenze inter-etniche e religiose.
Nella Repubblica Democratica del Congo, le Nazioni Unite hanno documentato nuovi casi di reclutamento di bambini da parte di più gruppi armati che operano nella parte orientale del paese. I bambini, in alcuni casi anche di 10 anni di età, sono stati reclutati e utilizzati come combattenti, o in funzioni di supporto, come facchini e cuochi. Le ragazze sono state usate come schiave sessuali o sono stati vittime di altre forme di violenza sessuale.
In Iraq e Siria, l’avanzata dell’ISIS e la proliferazione di gruppi armati hanno reso i bambini ancora più vulnerabili al reclutamento. Bambini di 12 anni sono in fase di addestramento militare e sono stati usati come informatori, per presidiare i posti di blocco e per sorvegliare punti strategici. In alcuni casi, sono stati utilizzati come attentatori suicidi e per effettuare esecuzioni.

L’Unicef lavora con i suoi partner per sostenere i bambini, una volta che vengono rilasciati dai gruppi armati. Ciò include ricongiungerli con le loro famiglie e fornire loro assistenza sanitaria, generi di prima necessità e sostegno psicologico, nonché l’accesso ai programmi di istruzione e di formazione.
Proprio di recente è iniziato in Sud Sudan il rilascio graduale di circa 3.000 bambini del South Sudan Democratic Army (SSDA) Cobra Faction. Più di 500 bambini sono stati rilasciati nelle ultime due settimane e stanno ricevendo sostegno per tornare alla vita normale. Ulteriori rilasci sono previsti nel corso del mese prossimo.

Fonte: DIRE – Notiziario Minori, 13 febbraio