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La campagna “L’Italia sono anch’io” approda in Parlamento

“Dopo i ripetuti annunci effettuati da rappresentanti del Governo e del Parlamento nel corso degli ultimi anni, è giunto il momento di approvare una riforma che si ponga come obiettivo prioritario la facilitazione del riconoscimento della cittadinanza ai cittadini stranieri, minori nati e/o cresciuti in Italia e gli adulti che vivono stabilmente nel nostro paese”. Lo sottolinea in una nota la campagna “l’Italia sono anch’io” che è stata audita alla Camera. La I Commissione Affari Costituzionali  ha infatti ripreso la discussione delle diverse proposte di legge di iniziativa parlamentare e popolare avanzate in materia di cittadinanza. La campagna ricorda che il 6 marzo 2012 sono state depositate alla Camera due proposte di legge di iniziativa popolare per la riforma della legge sulla cittadinanza e l’introduzione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative per i cittadini stranieri non comunitari. “L’audizione è avvenuta dopo ben due anni e mezzo dal deposito di una proposta che oltre ad essere sottoscritta da 110mila cittadini ha coinvolto più di 100 comitati locali in una campagna di sensibilizzazione capillare e diffusa su tutto il territorio nazionale sul tema dei diritti di cittadinanza -spiega la nota. Nel corso dell’audizione la campagna ha ribadito i punti salienti della proposta: l’ introduzione dello ius soli temperato, chi nasce in Italia è italiano se almeno un genitore soggiorna in Italia da un anno o se nasce da genitori a loro volta nati in Italia indipendentemente dalla loro condizione giuridica; anche se non sono nati in Italia i bambini arrivati entro il decimo anno di età e vi abbiano soggiornato legalmente possono chiedere la cittadinanza entro due anni dal compimento della maggiore età. La stessa possibilità è riconosciuta ai bambini che abbiano frequentato un corso di istruzione; possono richiedere la cittadinanza italiana gli adulti stranieri legalmente soggiornanti da 5 anni (anzichè 10). La domanda è presentata al Sindaco che ne fa istanza al Presidente della Repubblica.

La riforma della cittadinanza dovrebbe anche essere accompagnata da una legge che riconosca il diritto di voto attivo e passivo ai cittadini stabilmente presenti nel nostro paese da 5 anni. Ciò consentirebbe di colmare quella distanza tra il paese formale e quello reale (4,9 milioni i cittadini stranieri nel nostro paese) che attualmente priva una significativa parte dei cittadini residenti della possibilità di partecipare alle decisioni che riguardano la comunità di appartenenza.